Negli ultimi anni i coach ci hanno messo in testa di raccontare le nostre storie negli affari.
Ora, sono d’accordo sul fatto che la narrazione sia il modo migliore per fornire una prova empirica di una tesi. E sono anche d’accordo sul fatto che noi esseri umani siamo predisposti ad ascoltare le storie personali, e che abbiamo pure una predisposizione a pensare che si tratti di una prova sufficiente ad assumere che quella storia sia vera, solo perché chi parla l’ha vissuta.

Se la storia è reale e personale, il pubblico ti crederà. E siccome è reale, sarai in grado di raccontarla con emozione, passione e autenticità. Un ulteriore vantaggio: sarà facile per te e per i vostri ascoltatori ricordarla.
Quindi, tanti punti per la credibilità, l’ethos, la convinzione, la memorabilità. Tutto buono – anzi, ottimo!
Ma ecco il problema: pochissime persone sanno come raccontare una storia.
Nel mondo degli affari, credo che una storia debba essere:

  • Breve
  • Basata sul motivo del racconto
  • Esplicitamente correlata al pubblico
  • Deve avere un aggancio specifico, un problema o un conflitto che deve essere risolto e
  • la soluzione deve portare a una sorta di trasformazione

Ecco qui una breve storia:
La scorsa settimana ho assistito a una masterclass in cui l’oratore continuava a raccontare la propria storia personale. Qualche coach deve avergli detto di farlo, ma ha trascurato di dirgli come, l’ho trovato noioso! Non perché il contenuto della storia fosse privo di valore, ma perché non riuscivo a capire perché volesse raccontarla al pubblico di cui facevo parte in quel momento. Ho pensato: “Qual è il punto?” e, egoisticamente, “Cosa ci guadagno io?”. La trasformazione del punto si limitava a: “Poi ho capito che….”. Mi sono ritrovato a chiedere: “Come l’hai capito?”. “Il meraviglioso metodo che stai cercando di vendermi – ti è caduto dal cielo nel cervello?”. “Che cosa è successo dopo averlo scoperto? Come è cambiata la tua vita?”.

Fine della storia, ma non del tutto, ecco la lezione imparata:

Peccato che l’oratore non sapesse che la struttura più semplice della storia, ovvero l‘Arco Narrativo, è questa:

NARRATIVE ARC

Se vuoi essere un comunicatore efficace, usa l’arco narrativo, che è un elemento di attenzione. Se lo fai bene, i tuoi ascoltatori sentiranno la connessione tra la vostra esperienza e la loro. Questo è ciò che in alcuni ambienti si chiama coinvolgimento.
La mia definizione? ” AZZECCATA!”.

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